Disturbi dell'umoreLa sfida diagnostica del disturbo bipolare

Per quanto difficoltosa, una diagnosi non corretta del disturbo bipolare può portare ad un approccio terapeutico errato

Tra i disturbi dell'umore, il disturbo bipolare rappresenta una vera sfida clinica per la difficoltà diagnostica e richiede quindi un'attenzione particolare.

Molto diffuso (in Italia ne soffre tra l'1% e il 2% della popolazione), il disturbo bipolare si caratterizza per l'alternarsi di umore basso ("fase depressiva"), umore alto ("fase maniacale", caratterizzata da umore espanso, iperattività, ridotto bisogno di dormire, grandiosità e talvolta sintomi psicotici), ipomania (umore alto senza raggiungere lo stato maniacale) e umore misto (coesistenza di sintomi maniacali e depressivi).

Tuttavia la sua diagnosi risulta difficile per almeno due motivi:

- è stimato che tra il 50% e l'80% dei casi il disturbo bipolare esordisce con un episodio di depressione maggiore con il primo episodio maniacale / ipomaniacale che può comparire anni dopo l'episodio depressivo;

- gli episodi maniacali / ipomaniacali precedenti possono essere passati inosservati.

Di importanza primaria per diagnosticare il disturbo bipolare deve essere in fase di anamnesi del paziente la sua storia familiare, fortemente predittiva del disturbo bipolare.

Altri campanelli d'allarme del disturbo bipolare sono la scarsa risposta del paziente agli antidepressivi, l'esordio in età giovanile, la presenza di episodi maniacali sottosoglia e la labilità dell'umore.

Pur con la complessità diagnostica di cui si è detto, il riconoscimento tempestivo del disturbo bipolare è di fondamentale importanza per un'appropriata terapia farmacologica e psicoterapeutica per un disturbo fra i più invalidanti.